E in quel pomeriggio di Giovedì 15 Ottobre si chiuse la porta di casa, della nostra casa, ed è proprio in quel momento che nella mia mente si materializzarono una serie di ricordi e sensazioni di momenti speciali, di condivisioni, di scoperta, di amicizie, di litigi, di complicità, di routine.
Sensazioni malinconiche legate alla prima volta, quella che non si scorda mai. Quando ho rivisto la mia casa in ordine come lo era il giorno della prima visita due anni prima, mi si sono riempiti gli occhi di lacrime. Un umile monolocale, così stretto ma accogliente, come può essere un raccoglitore di così tanti frammenti di vita?
Son riuscito a rivivere miliardi di attimi e immagini, la felicità e soddisfazione iniziale, i primi giorni, le prime difficoltà, il disordine che spariva solo nei fine settimana, ma non in tutti, il lettone che era anche la mia scrivania e il mio tavolo da cena con le mie insalate e patatine Rustiche, i momenti di crisi per il troppo lavoro, i Week End che abbiamo trascorso con Diana e Alessio e con Francesco, tutti i ragazzi di Millennium che abbiamo ospitato nonostante le nostre condizioni non proprio confortevoli, i pranzi con Iris e Sorin, la preparazione del Capodanno del 2013, l’annata della palestra, le Domeniche pomeriggio freddolose con le Crepes, il portachiavi verde di Telecom Italia che non scorderò mai, i tappeti del bagno che mi facevano sentire a Torino anche se non lo ero.
E in quel pomeriggio di Giovedì 15 Ottobre mi accorsi di non aver mai notato quell’albero quasi spoglio appena fuori dalla finestra.
E in quel pomeriggio di Giovedì 15 Ottobre si chiuse la porta di quella piccola casa di Via Amerigo Vespucci 23 lasciandomi dentro una grande riflessione e molta malinconia. Anche le cose più semplici e umili hanno il potere di lasciare indelebili grandi ricordi. E di quella piccola casa sicuramente me ne ricorderò per sempre.
Invio, pubblico e chiudo.